28 Set Overtourism, le sfumature di grigio fra accogliere e combattere i turisti
L’osservazione più frequente ultimamente, parlando di turismo e turismo culturale, è che i musei, e le destinazioni, stiano diventando luoghi di spettacolo e che stiano perdendo la loro “anima” a beneficio di turisti/visitatori trottole il cui unico obiettivo è quello di farsi un selfie di fronte alle opere più conosciute, per poter tornare a casa e dire “Io c’ero“.
Un po’ come succede in occasione di grandi concerti, eventi li chiamano oggi, durante i quali, se hai la sfortuna di essere bassino di statura e nell’area prato, vivi l’esperienza attraverso le braccia alzate smartphone-munite delle persone davanti a te che registrano ogni secondo per poi pubblicare improbabili video saltellanti e sgranati dove non si sente la canzone ma solo loro che urlano “annnana tatadada ieyeyeyeyye aaasganawuei grandiiiiii“. (con buona pace dell’inglese)
Combattere. Questo turismo pare scontentare tutti, i cittadini combattono contro i turisti e i turisti combattono per evitare di essere linciati a qualche angolo di strada dove non sono ben accetti. Barcellona con il suo “Tourists go home” è diventata famosa ormai, ma qualcosa stanno facendo, vedremo tra poco cosa.
Attenzione, però, generalizzare non fa bene a nessuna delle parti, ci sono turisti maleducati e strafottenti che distruggono lasciando il deserto stile Attila e turisti che si integrano benissimo con i residenti e, anzi, ne diventano amici, seppur per il breve tempo del viaggio. Breve tempo che fa di loro dei cittadini temporanei, breve tempo che fa dei cittadini dei turisti perché magari decidono di trascorrere un sabato in una zona della propria città dove non erano mai stati.
Proviamo a metterci nei panni del turista, e quindi del cittadino, e chiediamoci perché e per chi questo combattere stia avvenendo. Perché i cittadini non trovano più case in affitto nei centri storici? Perché i turisti non trovano più ristoranti con prodotti tipici ma, per lo più, fast food e take away e all you can eat? Perché prendono gli “hop on hop off”, abbuffandosi stile all you can eat di monumenti, invece di godersi un giro apprezzando tutto il bello delle città? E via così, potrei continuare. Forse la responsabilità non è dei turisti, che trovano questo tipo di offerta, ma di chi gliela offre?
Se trovo a Gallipoli un cartello con scritto “Affittasi posto sul balcone, con brandina, a 10 euro” la colpa non è forse di chi non controlla che ciò non accada? Se lasciamo che questo succeda come possiamo pretendere di avere un altro tipo di turismo?
Vogliamo un altro tipo di turismo o un altro tipo di turista? Siamo passati da “Venezia è bella ma non so se ci vivrei” a “Non andate a Venezia neanche in vacanza” perché è una bolgia inimmaginabile come scrive il Guardian in Imagine living with this crap. Per rispondere alla domanda dobbiamo pensare che non stiamo combattendo una battaglia ma accogliendo delle persone in casa nostra e, quando abbiamo ospiti, ci piacerebbe che avessero la migliore esperienza possibile ma dipende anche da noi che questo avvenga. Non è detto che il turista sia un maleducato tout court (qualcuno lo è, ovvio), a volte non trova la situazione giusta per non compiere certe azioni. Se, entrando ad un concerto dove non è possibile introdurre bottiglie, non trovano neanche un cestino della spazzatura dove buttare la bottiglia cosa succede? Che tutti lasceranno le bottiglie dove capita. Per contro, ci sono turisti che diligentemente si mettono in coda, per le vie di New York, per farsi un selfie.
Cosa fare? Come uscire da questo stallo in cui il cittadino-turista e il turista-cittadino son l’un contro l’altro armato?
Non esiste una soluzione unica e valida per tutte le destinazioni (ahinoi), non esiste la bacchetta magica ma tenendo presente che stiamo accogliendo delle persone e che la tecnologia è uno strumento solo e soltanto a supporto dell’accoglienza, che è il metodo universale per far stare bene le persone, possiamo individuare delle idee che, a nostro avviso, potrebbero essere discusse e sviluppate. Idee che possono partire da azioni davvero semplici, come quella attuata dallo Château de Versailles, di evidenziare nel proprio calendario delle visite i momenti di maggior affluenza suggerendo ai visitatori del sito di evitare quei giorni/orari per avere un’esperienza migliore.
Ovviamente questa è una goccia nel mare, le destinazioni avrebbero bisogno di ben altra tecnologia per risolvere i problemi legati all’affollamento di turisti, ma denota una prima presa di coscienza del problema, al di là di scegliere di imporre semplicemente dei divieti ai visitatori.
L’accoglienza di cui parliamo parte dall’ascolto, l’ascolto dei turisti ma anche dei cittadini. Prima abbiamo parlato di Barcellona, la città sta cercando di comprendere quali possano essere le strade da percorrere per evitare la guerriglia urbana contro il turismo e, come primo approccio, ha scelto proprio l’ascolto: ha creato un luogo dove i cittadini possano esprimere le proprie perplessità e suggerire idee e progetti per il futuro della città. Come sta andando? E’ presto per dirlo ma la direzione è quella giusta, a nostro avviso.
Un primo passo, perché l’argomento riguarda le grandi città e quindi anche quelle dove viviamo noi Italiani che siamo famosi per tante cose ma soprattutto per la nostra gentilezza. Su Quora qualcuno ha fatto una domanda “Is Italy a bad place for living?” e la risposta, molto articolata, si conclude così:
Ascoltiamoli allora questi Italiani, di persona e attraverso sistemi che la tecnologia ci mette a disposizione. Ne parleremo a TTG, giovedì 12 Ottobre, con chi di lavoro fa anche questo, ascoltare le persone, o meglio i dati che le persone lasciano al proprio passaggio, per disegnare delle destinazioni a misura di cittadino e di turista.
Le politiche urbane e la pianificazione territoriale sono alla base di ogni sviluppo economico: i linguaggi tra i tre settori – politico, amministrativo burocratico e imprenditoriale – sono però completamente differenti. Le distanze tra i tre settori determinano rallentamenti più o meno consistenti nello sviluppo economico del territorio. La tecnologia offre l’occasione per fare da ponte tra linguaggi e metodi e Urbano Creativo aiuta le città a leggere i dati e ad usarli per progettare gli ambienti urbani di domani.
Pianificazione territoriale che ritroveremo anche parlando di un’idea per Venezia, Pass4Venice, un’ipotesi programmatica per il rilancio della città che parte dalla riorganizzazione dei flussi turistici attraverso HUB e tariffazioni dinamiche volte a generare fonti di reddito tali da consentire un piano di investimenti decennale per invertire il declino della città.
Ne parleremo con Emanuela Donetti, per Urbano Creativo, e Andrea Casadei, per Pass4Venice, giovedì 12 Ottobre alle 15.00 a TTG Incontri, a Rimini, accompagnati dalla nostra Marianna Marcucci!