05 Lug Le rovine di Mosul invase dalla musica in missione per la pace
Un anno è trascorso da quando le forze irachene hanno liberato la città di Mosul dall’oppressione dell’Isis, che lì aveva deciso di insediare il cosiddetto ‘califfato’, un anno durante il quale la capitale ha cercato, e continua a cercare, di riprendersi la propria armonia, di ricomporre tutti i punti di una tanto desiderata normalità.
Così, il 29 Giugno, il Maestro Karim Wasfi ha provato ad invadere di armonia le rovine di Mosul, portando il suo violoncello in luoghi simbolo come la Chiesa cattolica di Nostra Signora dell’Ora e le rovine del Minareto Al-Hadba, vicino alla Moschea di Nuri, distrutta durante i combattimenti.
La musica è il ponte fra Mosul e il Mondo; il mio desiderio è trasmettere un messaggio di sicurezza, pace e coesistenza
Coesistenza, il vivere insieme in armonia, in un luogo comune, sentito da tutti come casa, anche da chi non è nato lì – come vale questa cosa per tutto il mondo! – in un tempo comune, amico.
Così il messaggio di Karim Wasfi vorrebbe raggiungere anche aziende, investitori e organizzazioni perché capiscano di essere i benvenuti in Iraq, che possano essere ispirati ad investire nella ricostruzione della città, specialmente nella città vecchia.
Karim Wasfi è stato Direttore dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Irachena e, sia in Iraq che nel resto del mondo, mette la sua musica al servizio della Pace, per riportare in Iraq quell’armonia che manca da troppo tempo.
Ho conosciuto Karim Wasfi ad Abu Dhabi, nel corso del Culture Summit, che ha visto la partecipazione di professionisti, leader, diplomatici del mondo delle arti, media, public policy e tecnologia per identificare strade con cui la cultura possa accrescere la consapevolezza verso il patrimonio e promuovere un cambiamento positivo. In questa atmosfera di internazionalità, il suo messaggio mi è arrivato insieme ad una forte sensazione di voler fare qualcosa per trasmetterlo, per invadere il mondo con parole, e musica, di Pace.
Gli ho chiesto che cosa lo avesse spinto ad intraprendere questo difficile percorso ma, in fondo, la risposta la conoscevo già: il bisogno di abbattere barriere, di creare ponti, di trovare un equilibrio per il proprio Paese, sopratutto per le Persone.
Culture has no borders è stato il claim di Invasioni Digitali della scorsa edizione, forse anche per questo ho sentito da subito una grande affinità con il progetto di Karim Wasfi.
Vi invito a guardare, ed ascoltare, i video della sua performance alle rovine di Mosul e spero che vi lasci accesa quella scintilla che ha lasciato a me, per riflettere, per capire, per non mettere un punto fermo alla fine di ogni frase
Marianna Marcucci