06 Feb FAST – Folklore, Arte, Storia e Tipicità di Puglia (2nd day)
Gli uomini si fidano delle orecchie meno che degli occhi,
dixit Erodoto.
Se è vero che Sant’Agata di Puglia è nominato “paese-spione”, per la sua visibilità da ogni postazione nei comuni limitrofi, specie nel distretto della Capitanata, è inevitabile pensare che Candela, una delle mete del FAST Press Tour, sia una cittadina vocata all’ascolto ed anche… all’orecchietta!
Noto anche come “Il Paese del Natale”, per gli eventi che animano l’ultimo mese dell’anno, motivo di grandi affluenze nel borgo in provincia di Foggia.
Come i viandanti, di volta in volta bisogna osservare con curiosità dettagli ed emergenze architettoniche. Benito Quaglia dalla chiesa di Santa Maria “della Purificazione” ci accoglie, presentandoci la cittadina che sorge sulle colline dette di San Rocco e di San Tommaso.
L’appellativo del nome -Candela- non è da fraintendersi, ma ha riferimenti alla battaglia di Canne, ove i fuggitivi dello scontro, avvenuto nel 216 a.C. tra Romani e Cartaginesi, ebbero riparo in queste alture.
Ogni centro non dispone di una sola verità o di una sola menzogna, Socrate ad esempio, parlava di sé come “un ignorante”; ma ogni comunità oltre i “campanili” ha molte verità, basta coglierle.
Così scopriamo Candela, nuda e cruda, come le porte di certi paesini, sempre aperte e con le chiavi nella serratura (cit. Enrica Mannari).
In questo tragitto, in questo camminare, salendo tra un vicolo e un altro, oltrepassiamo porte, archi, pontili e fossati. Senza rendercene conto entriamo in una mera cittadella medievale. Tentenno, col fare paragoni con alcuni centri della mia cara isola, ma trovo estremamente interessante il confronto con Buccheri, in provincia di Siracusa, per le loro simili conformazioni urbane “ad imbuto”, per la loro imago urbis avvinta sui colli, poi toponimi e logistiche normanne, caratteristiche di comuni distanti eppure così “vicini”.
Costruito nel periodo normanno-svevo, il castello di Candela è stato più volte distrutto e ricostruito. Posto all’apice della Cittadella, domina dall’alto tutto il paese.
A proposito di topos, come si evince da un documento dell’archivio della SS. Trinità di Cava dei Tirreni datato Gennaio 1066, il Castello di Candela era posseduto dal normanno Guglielmo o Guidelmo, conte di Principato e fratello minore di Guglielmo “braccio di ferro” che a difesa dello stesso aveva nominato viceconte un certo Ansererio. In questo documento si attesta l’offerta della Chiesa di San Michele Arcangelo che l’Ansererio fece per la sua anima e dei parenti suoi, vi si legge infatti: “in eodem loco (Candela) a foras muras praedicti castelli, vetustam, dirutum, vocabulum Sancti Michaelis Arcangeli”.
Transito, per luoghi dalle diverse fisionomie: da un antico forno “a paglia” alla strada più stretta d’Italia, sino a giungere al Municipio.
Assumere un itinerario noto, come prescritto, non ci confermerebbe più “soggetti vivi” del viaggio, ma semplici esecutori di un messaggio, quando c’è una meta sullo sfondo lo “scenario passeggero” sfoca, viceversa in un viaggio continuo, fluido come questo, tutto diventa divenire all’avanscoperta: le ore post meridies sono state dedicate alla conoscenza di Ascoli Satriano e del suo Patrimonio.
Non solo una dimensione religiosa, assimilata nel suo Duomo fondato nel XII sec. ed elevata a Cattedrale nel XV secolo, ma anche l’efficienza di un’evoluzione produttiva culturale, controtendente e liberatoria: Lo Spreco Necessario, è il titolo di una mostra archeologica che ruota attorno ai preziosi Grifoni di Ascoli Satricum.
In una città dal passato complesso e fertile, le vicende degli scavi clandestini concluse con esiti positivi, oggi donano luce, per onestà e bellezza. L’insieme del patrimonio archeologico, in esposizione al Polo Museale di S.Maria del Popolo, come restituzione di interi corredi di eccezionali tombe depredate; bellezze straordinarie per rarità, unicità, esclusività ed inclusività, come le Nereidi dipinte, le marmoree anfore, la lussureggiante furia dei Grifoni, ora fonte battesimale di un popolo che si abbandona a puro piacere edonistico: capolavori di una Grecia d’Occidente che nel meridione d’Italia è esplosa.
Ricuciture storiche delle comunità del Carapelle, in cui abitanti e viaggiatori evocano significati del passato, riflettono le memorie di soggetti lontani, superano la dimensione onirica per capire ed innamorarsi ancora, oltre il tempo.