06 Mag Cerami si riappropria della sua storia
Per conservare bisogna amare ma per amare bisogna conoscere: questo il motto dell’invasione digitale Piccolo mondo antico di Cerami.
Grande il successo di pubblico, proveniente anche dai centri limitrofi, e l’entusiasmo suscitato in paese dall’iniziativa promossa dai giovani del Movimento politico culturale AttivaMente.
L’invasione si è mossa dalla Chiesa di Sant’Antonio Abate verso il centro storico e il castello normanno per concludersi presso il Santuario diocesano della Madonna della Lavina.
Coinvolgente il racconto della millenaria storia del piccolo paese nebroidense. Cerami, oggi vittima sia di una politica ignara e dimentica del passato sia dell’appartata posizione geografica lontana da infrastrutture viarie e dai grandi itinerari turistici, un tempo fu infatti conosciuto da tutto il mondo cristiano. Accadde nel 1063, quando, i Normanni, proprio a Cerami, inflissero ai Musulmani una cocente sconfitta dalla quale non seppero più riaversi e il paese fu eletto da Sarlone, nipote del Conte Ruggero, centro dei suoi domini diretti. La forte religiosità del popolo ceramese ha condotto all’edificazione di ben 24 chiese, di cui 9 (Chiesa di Sant’Antonio Abate, Abbazia di San Benedetto, Chiesa delle anime del Purgatorio, Chiesa di San Sebastiano, Chiesa Madre, Chiesa della Madonna del Carmelo, Santuario diocesano della Madonna delle Lavina, Chiesa di San Biagio, Chiesa del Signore della Santetta) ancora oggi esistenti e adibite al culto, mentre, di 2 (Chiesa di San Michele e Chiesa di San Giorgio) rimangono i ruderi. Gli invasori, condotti al loro interno da preziose guide capitanate dal giovane studente del Corso in Conservazione e Restauro dei BB.CC. Michele Chiovetta Caio, ne hanno scoperto il valore artistico e architettonico e hanno potuto scorgere in esse, nelle storia delle confraternite, dei riti e delle tradizioni religiose i segni di continuità con il passato greco.
La visita al Santuario della Madonna della Lavina è stata condotta dal Prof. Cesare Di Narda. Docente all’Istituto statale d’arte di Catania e pittore appartenente alla corrente artistica della pittura colta, ultimo filone dell’arte contemporanea, Di Narda è, con Carlo Bertocci, Sergio Ceccotti e Francesco Trovato, appartenente al filone della pittura introspettiva, uno degli autori dei sei preziosi dipinti che arricchiscono il santuario.
Suggestiva l’atmosfera creata nel corso dell’invasione al castello normanno dall’inaspettata esibizione musicale di uno dei visitatori che ha emozionato i presenti con il suono etnico del Didjeridoo, antico strumento a fiato degli aborigeni, e con quello armonico e dalle vibrazioni uniche dello space drum. Strumenti magici che hanno contribuito a creare un’atmosfera magica.
Irene Loibiso